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Volta di Domenico de Angelis, Trionfo di Galatea (1778-1780) |
La prima sala che il visitatore incontra lungo il percorso espositivo della Galleria Borghese, è la Sala degli imperatori, chiamata così per via dei dodici busti in porfido e alabastro collocati lungo le pareti dalla sala che rappresentano altrettanti Cesari, realizzati nel '600 da un artista anonimo. Seguono il tema dell'Antica Roma sei sculture classica di Arte Romana imperiale tra le quali si trova la cosiddetta Artemide del tipo Borghese in marmo pentelico (120-130 d.C.), racchiuse in altrettante nicchie ricavate nelle pareti, abbellite da una grande varietà di marmi allestite su progetto dell'architetto Antonio Asprucci (1723-1808).
La quadratura architettonica della volta segue il tema della sala con riferimenti alla pittura pompeiana eseguiti da Giovanni Battista Marchetti (1730-1800), accoglie i dipinti di Domenico de Angelis (1735-1804) ispirati alla narrazione di Ovidio nelle Metamorfosi che riguardano la ninfa Galatea.
Al centro della sala trova posto Il Ratto di Proserpina, prima opera autografa di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) ed alle spalle del gruppo marmoreo, trovano posto due tavoli dodecagonali in porfido opera di Luigi Valadier (1726-1785), dove le maschere in bronzo dorato rappresentano le Quattro Stagioni. Sopra di essi trovano posto una coppia di anfore in marmo nero antico con manici a protome aquilina risalenti alla prima metà del XVII sec. opera di Silvio Calci da Velletri.
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Sala degli imperatori |
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Gian Lorenzo Bernini, Il ratto di Proserpina (1621-1622) |
Una delle opere di maggior rilievo ed impatto emotivo che si trova alla Galleria Borghese è sicuramente il Ratto di Proserpina, scultura in marmo di Carrara di Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 - Roma 1680) commissionata dal cardinale Scipione Borghese nel 1621, ciò significa che l'artista poco più che ventenne, con la sua bravura era riuscito a catturare l'attenzione delle famiglie aristocratiche dell'epoca.
La scultura alta 255 cm, mostra il momento in cui Plutone con la forza rapisce Proserpina che prova in tutti i modi a sfuggire dalla presa possente del dio degli inferi, rappresentato dall'artista muscoloso e virile, con la corona in testa e lo scettro in terra vicino ai suoi piedi, simboli che sottolineano il suo status. Ala sua sinistra si trova Cerbero, il cane a tre teste guardiano del regno di Ade.
Bernini è riuscito a dare al gruppo marmoreo un'anima ed una vita propria. Si nota chiaramente la forza bruta di Plutone, sottolineata oltre che dall'atteggiamento brutalmente compiaciuto, anche dalla pressione che esercita con le mani sulle carni di Proserpina mentre la stringe a se nella fase concitata del rapimento. La dea in questa fase è disperata, ha provato con tutte le sue forze a scappare, ma non ci riesce e così l'artista per sottolineare la sua disperazione le ha scolpito alcune lacrime che le scendono dagli occhi.







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Luigi Valadier, Tavolo dodecagonale (1773), Silvio Calci da Velletri, anfora con manici a protome aqulina in marmo nero antico (prima metà del XVII sec.) |
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Arte Romana Imperiale, Artemide (II sec.) |
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Arte Romana Imperiale, Dionisio (II sec.) |
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Arte Romana Imperiale, Venere ammantata e delfino con testa moderna (II sec.) |
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